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L’Union fa la forza

Per quanto banale possa essere il motto ‘l’unione fa la forza’, le prove della sua inconfutabile attualità non mancano, nel mondo dello sport. Unire le forze può davvero fare la differenza, a scapito di individualismi che invece non fanno l’interesse della disciplina. Men che meno fanno l’interesse dei giovani che alla disciplina si avvicinano e che ne porteranno avanti la filosofia. L’esempio del TriUnion nel triathlon.

Se la disciplina è di nicchia, o quantomeno non è tra le più popolari, non lavorare bene e a fondo sulla base e sui giovani rischia di arrecare un danno alla disciplina stessa, a medio termine. I responsabili del Team Triathlon Capriasca (Ttc) e del Triathlon Team Ticino (Tri Team, o Ttt) lo hanno capito. E hanno capito quale opportunità si celi dietro l’unione delle forze, almeno a livello di formazione È così nato lo scorso ottobre il TriUnion. Dall’unione di due società che sono (e restano) le due realtà del triathlon più importanti a livello cantonale. L’intento, come ricordano i promotori dell’iniziativa, è lo sviluppo della disciplina tra i giovani, ai quali viene messa a disposizione una struttura tecnica e logistica di prim’ordine. Che senza una visione comune non sarebbe possibile dare loro. Alla base del TriUnion, quindi, vi è un misto di volontà e di esigenza. Con il bene del triathlon quale idea iniziale e scopo finale. La premessa che inquadra il processo che ha portato al TriUnion è di Christophe Pellandini, fondatore e presidente del Team Triathlon Capriasca (nonché all’origine della nascita della federazione ticinese). «Sono da sempre uno che dice che predilige le soluzioni che sono caratterizzate dalle collaborazioni. Da soli non si arriva da nessuna parte. Non sfruttare sinergie o condivisioni di idee importanti non è intelligente per una realtà come il Ticino. Quando ho iniziato con il Ttc, sapevo che in tempi brevi avremmo dovuto andare in direzione di una collaborazione. Siccome a livello federativo, mi riferisco a Swiss Triathlon, non esistevano dei veri concetti rivolti ai giovani, volevo che questi potessero identificarsi nella disciplina e nella formazione, avvicinandosi a questo sport non solo dopo un’esperienza in una delle tre singole discipline o addirittura facendone uno sport di ripiego. Con il TriUnion i ragazzi e le famiglie sanno che esiste una struttura che permette la pratica della disciplina inquadrati in un ambiente sano e in una struttura seria e organizzata che risponda anche alle legittime ambizioni dei più meritevoli che ambiscono ai quadri nazionali».

Identità e sistema

«La collaborazione fra le due società citate prevede allenamenti e partecipazione a gare comuni, grazie all’unione degli strumenti e del personale di ogni società, per crescere insieme e favorire gli atleti, i quali possono confrontarsi con un numero maggiore di coetanei. E, in generale, di avere un numero maggiore di riscontri. Il triathlon è una disciplina complessa, che coniuga tre discipline che già a livello singolo presuppongono non pochi problemi. Richiede allenatori specializzati, trasferte molto lunghe. Da solo un club rischia di non far sviluppare al meglio i ragazzi. Bisogna creare un’identità, un sistema che generi dinamiche tra giovani della stessa età, affinché crescano nel confronto. Più persone che collaborano comportano una migliore organizzazione di trasferte e allenamenti. In una disciplina che ne coniuga addirittura tre. Che nel TriUnion si trovano ora sotto lo stesso cappello. A beneficio dei ragazzi che nella Regio Cup e nelle finali di Zurigo vedono le loro Olimpiadi. Basano la loro stagione su questi appuntamenti, per i quali si allenano duramente. È giusto che vengano offerte loro le migliori condizioni di lavoro possibile. La nostra identità ha senso perché presuppone la condivisione e il confronto».

Responsabilizzazione a scopo educativo

Il progetto TriUnion è l’anticamera alla creazione di un vero e proprio concetto regionale. «Al momento esiste un quadro regionale con otto atleti che provengono dalle tre realtà TriUnion, Triathlon Bellinzonese e A-Club, che segue il programma di Swiss Triathlon. Si potrebbe però creare un centro d’allenamento regionale, con sede al Cst. Prima però le società devono collaborare tutte. Al momento non è così. Noi andiamo avanti e ci consolidiamo. Se più avanti una realtà cantonale (nuova o esistente che sia) dovesse farsi avanti, analizzeremo il da farsi. Intanto, lavoriamo come se già fossimo un centro regionale. Con pianificazioni per gruppo e per categoria, fino ad arrivare a pianificazioni individuali. Rispetto ad altre discipline, giocoforza un po’ schematiche e rigide per quanto attiene agli allenamenti, la preparazione del triathlon è strutturata ma comporta anche una dose di flessibilità. Alcune sedute sono organizzate, altre sono a discrezione dei ragazzi. Fare da soli è molto educativo. Porta il ragazzo a confrontarsi con un tipo di lavoro individuale che potrà essergli molto utile in futuro, quando la pratica della disciplina dipenderà solo da lui. Il principio della responsabilizzazione è molto marcato e fa parte dello spirito stesso della disciplina».

Le società restano

«Il progetto di collaborazione non prevede la cancellazione delle due realtà che sono alla base del TriUnion. Ttc e Tri Team non spariscono. I ragazzi tra i 6 e i 9 anni sono tesserati dai due club. Una volta compiuti 10 anni (e fino ai 19, in futuro 23), vengono tesserati per il TriUnion, pur rimanendo soci dei rispettivi club. Esaurito il ciclo di formazione, i ragazzi, tornano nella società d’origine. Il TriUnion è una sorta di serbatoio, indipendente dalle società madri».

Tratto da LaRegione, 30.07.15