Precursori a livello nazionale presi ad esempio
Atleta di spessore, appassionata, Leila BigolinMros è la presidentessa del TriUnion.
«La richiesta di gareggiare sotto gli stessi colori – spiega la locarnese del Tri Team – in fondo ci è giunta dai ragazzi stessi, desiderosi di battersi come se fossero una sola squadra. Volevano che si andasse oltre al primo abbozzo di collaborazione tra i due club in questione. Oggi partecipiamo alle gare con una trentina di atleti. La nostra delegazione è la più numerosa, in Svizzera. Siamo ben riconoscibili, in quanto tutti vestiti di rosso e blu. La gente ci identifica subito come i ticinesi, non tanto come il Tri Union. Abbiamo attirato su di noi anche l’attenzione di Swiss Triathlon. Siamo dei precursori. Non c’è nessuno che assicura il livello di qualità che diamo noi. Il nostro modello è stato già seguito (da Wallisellen, ndr).
In assemblea abbiamo molta voce in capitolo. In tema di formazione, è tutto nuovo anche per la federazione svizzera. Noi già ora siamo in grado di presentare un programma completo, a partire dai più giovani. Per tenere il passo delle dieci competizioni tra giugno e inizio settembre servono sforzi enormi e un’organizzazione completa. Affinché sia seguito sia chi vi partecipa, sia chi resta in Ticino per gli allenamenti.
Anni fa ci si allenava senza schemi precisi, improvvisando. Oggi per adempiere ai criteri di selezione per i quadri nazionali (dai 16 anni, ndr) è necessaria una pianificazione annuale, senza la quale la prestazione rischia di non essere all’altezza delle molte sollecitazioni di una stagione agonistica intensa, racchiusa in poco più di tre mesi. Senza l’unione delle forze non sarebbe possibile raggiungere determinati livelli, e si penalizzerebbero ragazzi che investono molte ore di allenamento. Praticano tre discipline di fatica. Lavorando e gareggiando assieme si incitano, si aiutano. L’educazione allo sport è uno degli aspetti che più mi stanno a cuore. Al pari del fair-play. Voglio che al termine i ragazzi siano sì affaticati, ma mantengano il sorriso».
Tratto da LaRegione, 30.07.15